L’ ultimo Hippie

Oggi ti ho pensato, ed ho pensato che era giusto dedicarti qualche riga, perché un po’ è anche colpa tua. 🙂 Di una colpa di cui devo solo ringraziarti. Ai tuoi tempi non si parlava di wanderlust, si viaggiava e basta. Non c’erano le tecnologie con cui ora in pochi secondi si prenota un volo, con cui si rimane in contatto totale pur essendo a migliaia di chilometri di distanza. Sei il primo vero viaggiatore che abbia mai conosciuto, e l’unico, che ancora oggi è degno di portare questo appellativo. Sei per me l’ultimo Hippie di una generazione che oggi fa fatica a guardarsi indietro e non si riconosce nello specchio imborghesito.

Ricordo di te che vai e vieni da casa dei nonni. Quando non c’eri e riuscivo a sfuggire il controllo della nonna, entravo in camera tua. Mi perdevo a leggere i titoli dei libri stipati nella libreria, a baloccarmi con oggetti provenienti da chissà dove. Pensavo a chissà dov’eri, a quando saresti tornato e a cosa mi avresti portato in regalo. Una conchiglia da mari lontani, un animaletto di legno intagliato da chissà quale artigiano nel mondo, ognuno con la sua storia. Oppure libri, mi regalavi sempre libri di avventure, dai grandi classici a storie moderne, ce li ho ancora tutti. Ammetto che da bambina ti ho idealizzato un po’: un Sandokan, un Indiana Jones, o comunque un esploratore molto figo.

Ogni tanto arrivavano delle cartoline, con i loro tempi, un po’ stropicciate per il lungo viaggio, che le rendevano ancora più affascinanti. Nel mentre, chissà dov’eri. Tanto lo se chiedevo mi rispondevano posti mai sentiti né visti, ma me li immaginavo e li cercavo poi nei libri. Perché da grande ci sarei andata anch’io!!

Ricordo quando ci cucinasti del pollo al curry, nessuno di noi lo aveva mai assaggiato prima e mi piacque così tanto che poi mamma per un periodo lo cucinò spesso, riempiendo la casa di aromi speziati di paesi lontani. Se penso che adesso non c’è cucina in cui non ci sia una confezione di curry!

Ricordo quando venivi al mare, con l’amico Catrame e ti “accampavi” nel garage… adesso mi ci “accampo” io, ma ho lasciato il poster della pineta che ti eri fatto dare dall’ ente turistico locale.

Avresti dovuto scrivere dei tuoi viaggi perché nessuno della famiglia è in grado di ricordarsi i paesi in cui sei stato e le avventure che hai vissuto, dicono scrivessi benissimo… e di sicuro non avresti scritto delle banalità della vita… in pochi possono raccontare di aver dormito sulle piramidi in Egitto, di avere girato l’India in treno negli anni’70, di essersi fatto rimpatriare dalla Libia via cargo mercantile perché non era ammesso “vagabondare”nel paese.

Questi tuoi racconti li tengo stretti nel cuore e nella mente, che se tra qualche anno funzionerà ancora, spero di poterli raccontare ad Analaura.

Non ricordo quando ti ho visto l’ultima volta in Italia, ma  ricordo benissimo quando sono venuta a trovarti a Cuba nel 2005, dove ti eri ormai stabilizzato e creato una famiglia. Mi piace pensare che tu l’abbia scelta e non che Cuba abbia scelto te. Li, dove il sogno della Rivoluzione è nato, e defunto, e dove la tua anima Hippie aveva forse trovato un po’ di pace.

Oggi sono 7 anni che non sei più con noi, che hai preferito morire libero ai Caraibi piuttosto che provare a farti curare a Careggi. Una scelta che nessuno della famiglia, conoscendoti, avrebbe messo in discussione e che in me, ha innalzato immensamente il tuo rispetto.

A mio zio Franco Bernini, grazie per avermi trasmesso la curiosità verso il mondo.
Firenze 18.02.1948 – La Habana 21.05.2011

Mi familia Cubana
Mi familia Cubana

Silvia Rossi
22 maggio 2018

2 pensieri riguardo “L’ ultimo Hippie”

    1. Mi sono venuti i brividi a leggere questo post, davvero. Ho tenuto in mano le cartoline stropicciate, ho respirato l’aroma del Curry e fantasticato sui viaggi di questo vero viaggiatore è meglio dell,ultimo hippie, come giustamente li definisci tu. Gli hai reso onore con le tue parole ❤️

Commenti

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