La mia idea iniziale di escursione sul lago Titicaca, il cosiddetto “Oceano delle Ande” si limitava ad un tour giornaliero in barca, ad ammirarne i panorami ed a rilassarmi dopo le sfacchinate della Valle Sagrada, per poi ripartire in nottata. Invece, devo assolutamente ringraziare Cristian (appena conosciuto alla stazione degli autobus di Puno), che dopo poche chiacchiere mi aveva già convinta a fare la sua stessa escursione: due giorni ed una notte su Isla Amantani e Isla Taquile, ospiti in casa dei locali, il Turismo Vivenciales, che permette alle famiglie qualche entrata extra.
Da Puno all’isola sono circa due ore di navigazione, è una bella giornata e sono in pace con il mondo, Pachamama è sempre con me 😉
Facciamo sosta alle isole galleggianti Los Uros, costruite con la totora, un giunco locale molto resistente che da sempre queste popolazioni utilizzano per costruire questi enormi zatteroni.
Insieme alla guida alcune donne ci spiegano le loro usanze, una simpatica messinscena per noi turisti con annesso mercatino di souvenirs e giretto su barcone scenografico. Ma le vere Uros sono altro…
Isla Amantanì (3400m slm) y Isla Taquile
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p style=”text-align: left;”>Le famiglie locali ci hanno accolto calorosamente, tutte schierate di fronte al molo con i loro colorati costumi tradizionali, capitanati dal Presidente della Comunità.
Ci sono dieci zone/quartieri che ruotano una volta al mese per ospitare i turisti, questo è il turno di Tika Wasi e noi siamo stati affidati a mami Madyluz, età indefinibile ma sicuramente più giovane di me (e due figli piccoli) e marito evanescente. La società è matriarcale e l’economia di base è un’agricoltura di sussistenza (quinoa a gogò) ed un po’ di allevamento di lama e alpaca.
Ho dato dimostrazione della mia negazione alla fatica dopo pochi metri di salita dal molo alla casa: rantolavo e sudavo le sette fatiche per portare su il bagaglio… Madyluz ha preso il suo scialle, lo ha aperto per terra, ci ha messo sopra il mio borsone di 15kg e con un gesto leggiadro l’ha roteato in aria, caricato sulla schiena e mi ha comunque lasciato indietro di 100 metri… Complimentandomi con lei per la sua forza mi ha risposto che era leggero… di solito porta 30kg di patate da un lato all’altro dell’isola…
Le donne sono incessantemente intente a filare la lana, anche mentre camminano, se ci avessi provato io, oltre a non saper filare la lana, sarei finita nel dirupo.
Il programma del pomeriggio prevede, per i più “temerari” una camminata fino ai templi di Pachamama-Madre Terra (4100 mslm) e Pachatata-Padre Cielo, mentre per i meno intrepidi sosta-relax nella piazza del paese con barrettino annesso. Comunque, ognuno con le proprie forze arrivava fin dove voleva, nessun rischio di perdersi.
Ancora una volta questo meraviglioso Perú ha regalato immensi panorami da mozzare il fiato… una visuale a 360 gradi intorno all’isola, a sua volta circondata dal Titicaca, a sua volta incorniciato dalla Cordillera Blanca e dalle Ande boliviane sullo sfondo… solo e soltanto grazie Vita!
“Nel cammino lascia solo le tue impronte e nessun’altro segno del tuo passo” (detto locale)
Dopo cena il marito di Madyluz ci ha dato da indossare i loro abiti tradizionali e tutti insieme siamo andati al luogo delle feste della Comunità dove avevano imbastito una festicciola con musici andini venuti da Puno.
Ma le stelle!!! Che stelle!! Quanteeeee!!!!!! Al rientro a casa, nel buio più totale, sopra di noi, uno degli spettacoli notturni più belli che abbia mai visto. Inutile dirvi che Madyluz mi ha preso per un braccio per paura che cadessi perché camminavo col naso all’insù… uno spettacolo che anche da solo sarebbe valso quest’esperienza.
Ma ciò che mi porto ancora dentro a distanza di mesi e che spero di non dimenticare mai più, è la sensazione di totale fiducia che aleggiava intorno a me, a tutti noi.
Abituata a vivere un mondo dove “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”, ritrovarsi a dormire a casa di sconosciuti e senza serrature, l’idea che mi era venuta di mettere il tavolo davanti alla porta mi ha fatto solo sorridere e non l’ho fatto!
Come nella vita quotidiana, la fiducia verso il prossimo è ancora più fondamentale quando si viaggia, bisogna allenarsi, allenare i nostri sensi.
A volte bisogna affidarsi, siamo soli, non conosciamo la lingua… un semplice sorriso apre tante porte… imparare a lasciarsi andare ed imparare a ricevere…
A volte sbaglieremo, ma la fiducia resa paga molto di più.
E qui dedico questo mio primo non so cosa, a chi, in questa brevissima “Titicaca Experience” mi ha aperto il suo cuore e la sua amicizia.
“A Cristian, Natalia, Camila Y Sofia, che la nostra amicizia possa passare oltre il tempo e le distanze. Somos latinos! Los quiero mucho!!”
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p style=”text-align: left;”>Silvia Rossi
29/30 dicembre 2017
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p style=”text-align: justify;”>Correzione testi Italiano: Letizia Frullini, Nadia Parrini;
Correzione testi Spagnolo: Flor Tanganelli;